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Fin dagli anni ’’80, grazie alla teoria delle intelligenze multiple formulata dal neuropsicologo Howard Gardner, si è fatta largo l’’idea che non può esistere un solo tipo di intelligenza, ovvero quella ““misurabile”” attraverso i famosi test sul QI molto popolari negli USA. Questi test, infatti, rilevano un tipo di intelligenza che dice molto poco sulle reali possibilità di successo dell’’individuo. Al contrario, come certificato negli anni ’’90 dalle ricerche di Salovey e Mayer e dai contributi di Goleman, è grazie allo sviluppo di una spiccata intelligenza emotiva e sociale che si entra in empatia con gli altri e si riesce a motivarli fino a raggiungere gli obiettivi finali. Dote fondamentale nella leadership, spesso sottovalutata o addirittura ignorata, è dunque la capacità di comprendere se stessi e gli altri, i propri sentimenti e quelli altrui. Ecco perciò alcuni consigli per “”allenare”” la tua intelligenza emotiva (e sociale) affidandoti a un modello comunicativo semplice e dai risultati certi.

# PRIMA DI TUTTO, COMPRENDI TE STESSO

Sarebbe sciocco pensare di potersi relazionare in modo più aperto con gli altri senza aprirsi verso se stessi. Chiediti come gestisci le tue emozioni, lo stress, i conflitti e le tue interazioni con chi ti circonda, oppure rifletti su quanto interesse presti generalmente a ciò che ti viene riferito, quanto tempo dedichi ai rapporti con i tuoi collaboratori o alla risoluzione dei loro problemi. Solo facendo un sunto delle tue reali capacità empatiche potrai focalizzarti sui tuoi punti di forza e migliorare le tue debolezze nei rapporti sociali che caratterizzano la tua quotidianità.

# COMPRENDI I FATTI

Naturalmente il presupposto fondamentale per una comunicazione efficace è l’’ascolto dell’’altra persona. Il primo passo da compiere sta nel predisporsi in modo aperto rispetto a chi ci sta parlando, per tentare di comprendere innanzitutto i fatti, cosa ci sta raccontando. Ascoltare in modo empatico significa, in questo momento, cercare di capire la situazione senza pensare alla risposta da dare, senza interrompere, concentrandosi esclusivamente su ciò che ci viene riferito dando la piena libertà a chi ci sta davanti di esprimere la sua visione e la sua idea sulla questione.

# NON GIUDICARE, NON MENTIRE, NON PREVALERE

La mancanza di empatia porta spesso a critiche esasperate, a giudizi superficiali, al perfezionismo estremo e a una mancanza generale di equilibrio che impedisce di fornire consigli utili o, in ambito lavorativo, gratificazioni necessarie per motivare chi lavora con noi. Praticare un ascolto empatico e partecipato, quindi, significa “”prestare orecchio”” all’’altro senza liquidarlo in pochi minuti, significa non nascondersi dietro frasi fatte o consigli sbrigativi, significa parlare non per dare giudizi di merito o per far prevalere il proprio punto di vista a tutti i costi ma per aiutare qualcuno che ci sta chiedendo uno scambio. Gran parte dell’’intelligenza sociale ed emotiva implica il saper consigliare e offrire pareri senza confondere il proprio vissuto e la propria personalità con il vissuto e la personalità altrui.

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# COMPRENDI GLI STATI D’ANIMO

Ascoltare con partecipazione e coinvolgimento aiuta a concentrarsi anche sul lato più emotivo della conversazione, ossia sugli stati d’’animo, le emozioni, le paure, i dubbi che l’’altro esprime facendo attenzione a come esprime tutto questo. Gesti, tono della voce, sguardo, costruzione delle frasi aiutano a entrare in connessione con chi ci parla dandogli la sensazione di essere veramente ascoltato e non giudicato. Saper comprendere gli stati emotivi e ascoltare con interesse, con calma, con partecipazione i fatti riportati è una dote essenziale per chiunque desideri esercitare la propria leadership in modo serio e produttivo, rafforzando sia la fiducia nei propri confronti, sia l’’autostima dei suoi collaboratori.

# ASCOLTA IN MODO ATTIVO

Tirando le somme di quanto detto fino a questo punto, l’’ascolto empatico si basa su un approccio attivo e partecipato al dialogo, volto a evitare i blocchi e gli imbarazzi che si generano costantemente nella comunicazione standardizzata. Non è un ascolto passivo ma neppure una costante ricerca di intervenire nel discorso per dimostrare il proprio interesse o la propria attenzione. Cosa si intende quindi per “”ascolto attivo””? Imparare a bilanciare ascolto e intervento, comprensione e scambio, manifestare la propria vicinanza emotiva senza creare frustrazione nell’’interlocutore deviando o incentrando la conversazione su di sé. Significa sviluppare nel tempo la capacità di porre le domande giuste nel momento giusto, sdrammatizzare con l’’umorismo quando si rende necessario, controllare l’’impazienza che spinge a interrompere troppo frettolosamente. Ascoltare attivamente significa chiedere chiarimenti, offrire letture alternative di quanto è stato detto, fare domande e, sostanzialmente, mettersi da parte: significa mettersi nei panni dell’’altro senza credere che il proprio sia un punto di vista migliore o privilegiato.

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